Credo che un allenatore di cavalli da corsa debba mettere al centro del proprio lavoro il rapporto con il cavallo, come mezzo per capire i suoi momenti di benessere o malessere.
Perché ritengo, oltre all’aspetto atletico, ancora più fondamentale l’aspetto mentale dell’animale.
Come ogni atleta, un cavallo sereno e tranquillo, che abbia voglia di lavorare e lo faccia volentieri, sicuramente ottiene risultati migliori in pista e molto vicini al massimo delle sue potenzialità.
Che è poi quello che ogni buon allenatore deve ottenere.
Ho una scuderia con 28 box dove i cavalli stanno sempre aperti giorno e notte, potendo godere della natura e dell’aria buona durante i loro periodi di riposo.
Cerco di osservarli sempre durante la giornata e di conoscere l’atteggiamento di ognuno di loro, nelle decine di volte che gli passo davanti, accorgendomi di conseguenza di ogni minimo disagio che mi vogliono comunicare.
Il cavallo cerca costantemente infatti di avere un “contatto umano”. Si deve sentire sempre rassicurato, a mio avviso, per la sua natura estremamente paurosa,
Non certo un oggetto o parte di una catena di montaggio come purtroppo avviene sovente.
Per quanto riguarda il tipo di allenamento, pur rimanendo su uno standard piuttosto “prudente” per un allenatore di cavalli da corsa, questo va in base al tipo di materiale che ho ed anche varia molto a seconda del soggetto.
L’;importante è non standardizzarsi troppo e cercare di capire di che tipo di lavoro ciascun animale ha bisogno.
Per concludere e sintetizzare ho coniato una nuova locuzione latina che penso rappresenti perfettamente la mia scuderia : “mens sana in corpore sano”.
O forse qualcuno l’aveva già pensata prima di me?